Italians - la recensione

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»•Mr.Ale™
view post Posted on 24/1/2009, 14:55




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Quando un regista italiano decide di far ridere, è inevitabile che si confronti, soprattutto se sceglie una vicenda corale, con il “monstrum” della grande commedia all’Italiana (Risi, Monicelli, Steno, Scola). Quei film, scritti da vere e proprie squadre di ottimi sceneggiatori, avevano il grande pregio di raccontare l’Italia attraverso personaggi buoni ma anche spregevoli, nella cui “arte di arrangiarsi” si riconosceva un paese ferito e umiliato dalla guerra o e pronto a risollevarsi. Italians di Giovanni Veronesi, che segue le peripezie di quattro italiani all’estero, non si distacca da questo atteggiamento benevolo, senza però controbilanciarlo con quel pizzico di ferocia che dovrebbe contraddistinguere un’opera che parla dei nostri costumi e delle nostre non sempre nobili abitudini.

E non perché il cinema debba per forza educare. Può semplicemente mostrare, come ha fatto Matteo Garrone con un film “morale” come Gomorra, o può deformare, come è successo con Il Divo di Paolo Sorrentino. Può mettere in ridicolo, come accade con i vari cine-panettoni. Quello che non dovrebbe fare è essere conciliante con i cattivi comportamenti. Va detto che Giovanni Veronesi, che è persona intelligente, conosce bene i difettucci dei suoi connazionali e probabilmente l’amore per i suoi personaggi e un po’ di sano spirito patriottico gli hanno impedito di giocare la carta dell’ironia pungente, anche se nel film i veri cattivi vengono puniti con le manette o con un colpo di pistola. Fra i suoi quattro Italians, sono più riusciti i protagonisti del secondo episodio. Carlo Verdone, che a San Pietroburgo si lascia guidare da un magnaccia siciliano fra i paradisi della prostituzione, vale sicuramente il film. Le sua scena di lotta con una valchiria sadomaso nella villa super kitsch di un boss russo è fra le cose più divertenti che abbiamo visto negli ultimi anni, e questo perché l’attore ha dei tempi comici straordinari e si intende a meraviglia con Dario Bandiera. Purtroppo tutto questo non basta, e non possiamo non pensare ad altri film con (e di) Carlo Verdone in cui anche l’uomo più normale ha qualcosa di marcio e l’allegria lascia il posto all’amarezza. Qui la componente malinconica è appena accennata, in una parte finale di cui per correttezza non parleremo.

Passando all’altro episodio, che vede Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio impegnati a trasportare illegalmente alcune Ferrari dall’Italia a Dubai, dispiace vedere Castellitto – probabilmente l’attore italiano più bravo in circolazione – alle prese con un personaggio poco centrato, che da una parte ci ricorda un po’ Manfredi e un po’ Sordi in una serie di celebri ruoli, e dall’altra non è né abbastanza comico né sufficientemente drammatico. Castellitto fa del suo meglio, così come Scamarcio, che tuttavia si mantiene su un unico registro. Al di là di una buffa sequenza in carcere e di una commovente e intelligente tirata sul mutuo, abbiamo l’impressione che i due attori non siano stati messi in condizione di dare il meglio di sé, anche perché non supportati da grandi dialoghi.

Migliora invece la regia di Giovanni Veronesi, capace di restituirci per immagini la magia dei luoghi visitati e di muovere la sua macchina da presa in accordo con il lato avventuroso della storia e con le trasformazioni a cui vanno incontro i suoi bravi e buoni italiani.
 
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